Grazie a Toni Mira. Con un articolo su Avvenire, ha rotto il silenzio su un anniversario giudicato minore solo da chi pesa il valore della vita umana con la misura della notorietà o dei soldi.

Il 13 luglio 2015 nelle campagne di Andria a 49 anni moriva Paola Clemente. Una giornata intera sotto il sole cocente e con le braccia alzate per l'acinellatura, togliere gli acini più piccoli dai grappoli d'uva. Un lavoro faticosissimo che, al padrone, costava due euro all'ora. Paola non ce l'ha fatta e si è accasciata sotto quel sole e quella fatica. Come spesso succede in Italia è stato proprio a causa dell'impressione suscitata da quella morte che si accelerò l'iter della legge "anticaporalato" 199/2016. Persino tra le vittime c'è una classificazione razziale e la morte di una donna bianca fece più notizia dei tanti stranieri morti prima di lei. Grazie a Paola però, oggi sono molte di più le inchieste sullo sfruttamento del lavoro e prevedono condanne più severe che non quelle amministrative. Il processo di Paola è cominciato solo nel febbraio scorso e la difesa cerca di dimostrare che la morte sia avvenuta a causa di una patologia cardiaca di cui Paola Clemente soffriva e non per le condizioni di lavoro cui era costretta. Alla verità giudiziaria non si arriverà solo a seconda della bravura degli avvocati e della correttezza del giudice, ma anche se l'opinione pubblica riuscirà a seguire con scrupolo. È per questo che ne scriviamo.


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