Ancora una volta sono donne. Per la maggior parte sono donne le persone protagoniste delle proteste in Bielorussia.

Ieri sono scese in strada per la tredicesima domenica consecutiva e non rompevano vetrine, non lanciavano bottiglie incendiarie contro i poliziotti. Al contrario sono vittime di una durissima repressione e, ogni volta che scendono in piazza, non sanno se faranno ritorno a casa o se finiranno in una cella di sicurezza o in una prigione, se resteranno vittime di una carica o avranno la testa rotta dai manganelli. Per quel che vale, aggiungo la mia ammirazione e il mio sostegno a quello di tante donne che si sono raccolte in un cartello internazionale. "Io sono al fianco delle donne bielorusse. I stand with the women of Belarus". Hanno firmato Hillary Clinton, ex segretaria di Stato americana ed ex candidata presidente, Dalia Grybauskaité, ex presidente della Lituania, Věra Jourová, politica ceca oggi vicepresidente della Commissione europea responsabile per coordinare le politiche sui valori e la trasparenza, ma anche Inés Arrimadas García, leader di Ciudadanos, la regista polacca Agnieszka Holland, l'ex presidente della Camera italiana Laura Boldrini, l'europarlamentare dei Verdi tedeschi Rebecca Harms, la sua collega lituana Rasa Juknevičienė, la fondatrice del gruppo di advocacy Defend Democracy, la politica lettone Dace Melbārde, quella lituuana Karolina Štelmokaitė e la regista polacca Małgorzata Szumowska.


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