L'uranio, l'oro, il petrolio, il carbone e tante altre ricchezze del sottosuolo, rappresentano la croce e la delizia del Niger.

Una nazione che di fatto galleggia sulle proprie ricchezze e che, grazie a queste, potrebbe vivere più che dignitosamente. Al contrario, questa nazione viene considerata tra le più povere del mondo e circa il 41% della sua popolazione (32,7 milioni) vive in condizioni di povertà estrema. A questo si aggiunge la criminalità organizzata del traffico di carne umana che vuole agire indisturbata per continuare a considerare in Niger il corridoio privilegiato verso la Libia e, quindi, l'Europa. Come ex colonia francese, il suo destino economico, sociale e politico è fortemente segnato dalla presenza della potenza europea che non se n'è mai andata via. E naturalmente non mancano appetiti russi o tedeschi che hanno bisogno di controllare la produzione di uranio per alimentare le proprie centrali nucleari. In questo scenario si inserisce il terrorismo che rivendica una matrice jaidista e che ha inaugurato l'anno nuovo compiendo stragi di civili in due villaggi nella parte ovest della nazione. 100 morti e tanti feriti. Il Niger è lo specchio dell'Africa condannata alla povertà dalla sua ricchezza. In Niger non ci sono poveri ma "sfruttati", non miseria ma "impoverimento". Il mese scorso si sono svolte le elezioni presidenziali e adesso il Paese ha una nuova guida per un'ingiustizia ormai antica.


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