All'inizio nessuno voleva crederci. Sembrava un orrore sotto il profilo giuridico e, ovviamente, quello semplicemente umano ma, man mano che passa il tempo, sembra rafforzarsi la voce (e l'ipotesi) che Patrick Zaky sia diventato un ostaggio nelle mani del potere egiziano. La vignetta lapidaria e precisa di Mauro Biani lo grida senza bavagli: ostaggio. In Egitto c'è chi trema all'idea che il 29 aprile inizia l'udienza preliminare che vede accusati quattro agenti della National Security e anche le pietre sanno che loro sono stati gli esecutori di ordini che sono partiti da molto più in alto. È per questo - si dice in alcuni ambienti in Egitto e in Italia - che la prossima udienza per Patrick Zaky è stata fissata a ridosso di quella data. Insomma "Se voi siete buoni con noi, noi potremmo anche liberare il giovane studente di Bologna". E mi chiedo: c'è qualcosa di più ignobile che pensare alla vita delle persone come a pedine di una scacchiera fatta di interessi e violenza, di negazione dei diritti e di affetti? E non posso non pensare a un giovane costretto in una cella lontano dai propri cari e da tutto ciò che ama, perché il potere lo usa come ostaggio. Viene il giorno in cui i disegni perversi di chi è in adorazione del proprio potere, si infrangeranno senza più forza sulla verità delle cose e, soprattutto, sulla vita che è il punto più alto della piramide di tutto ciò che esiste.
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