Concepire. Un'idea, un'opinione, una proposta, un sentimento o un dubbio… come fosse una nuova vita. Non è ancora il parto, la nascita. È piuttosto la custodia segreta di qualcosa che ha bisogno del silenzio e del buio che ne garantisca la messa a dimora come una piantina.

Si usa lo stesso verbo per una vita che si impianta nell'utero materno e per un pensiero che comincia a crescere o a mettere le radici nella mente di una persona. Non è ancora né buono, né cattivo quel pensiero, non ha un colore. È soltanto l'embrione di qualcosa che nel tempo può sfociare in un'azione, una scelta, una presa di posizione. Il ristorante aperto qualche giorno fa a Roma mentre altri chiudono, è il parto di un concepimento portato a lungo nel grembo del desiderio. Una scelta di vita, che spesso definiamo vocazione, viene concepita prima d'essere espressa e realizzata. L'atto del concepire è fondamentale anche se discreto, nascosto e segreto. Intimo. In un mondo che vive di urla social e di banalità fatte bandiera, concepire è vitale. Ne va della sopravvivenza della specie. 


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