Dopo che Sandra Liliana Peña, governatore indigeno del Cauca in Colombia, è stata uccisa il 20 aprile scorso, le organizzazioni contadine e indigene si sono organizzate e hanno provato a protestare spiantando, estirpando a mani nude, un'intera piantagione di coca di dieci ettari di terreno.
La reazione dei narcos non si è fatta attendere e hanno sparato cercando di ostacolare la manifestazione. Un morto e più di trenta feriti è il bilancio dell'aggressione. Se solo ci fosse stata un'attenzione solidale internazionale e leggi più efficaci, tanto Sandra come gli indigeni che continuano ad abitare quell'area, sarebbero stati più al sicuro. Il Trattato di Escazù (Costa Rica) che prevede di tutelare gli attivisti difensori dell'ambiente in tutto il continente latinoamericano, avrebbe proprio la finalità di difendere persone, comunità e ambiente. Nel 2020 sono stati 331 i difensori della terra, dell'aria e delle acque assassinati in America Latina. E nella sola Colombia che detiene il triste primato, dall'inizio dell'anno si contano già 31 massacri. Si tratta della mafia delle organizzazioni criminali ma anche di quella delle multinazionali delle estrazioni, delle dighe e delle monocolture. Si tratta di un sistema di latifondo e di politici corrotti mantenuti lì da chi ha tutto l'interesse di avere complicità e coperture. Da qualche giorno, 12 dei 24 Parlamenti dei Paesi firmatari hanno ratificato e pertanto il Trattato entra in vigore. Ed è una boccata d'ossigeno in più per le sentinelle del diritto a un ambiente pulito e giusto.