Qualcuno dovrà cominciare a denunciare le ipocrisie e "l'assalto alla diligenza" che sta avvenendo sui fondi europei per la cosiddetta "ripartenza".

Se tutti applaudiamo e nessuno guarda cosa sta succedendo, non esercitiamo il nostro dovere di cittadini. Con competenza e scrupolo, i ricercatori di ReCommon, hanno fatto le pulci alla parte relativa alla transizione ecologica del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. "Il comparto dei combustibili fossili - si legge nel corposo rapporto -, guidato da Eni e Snam, è riuscito tramite una capillare attività di lobbying a imporre la sua agenda al governo italiano per cercare di incassare una fetta molto cospicua dei fondi previsti dal Recovery Plan". Una lobby forte e determinata che in un anno ha incontrato i ministeri competenti ben 102 volte sul tema dell'uso dei fondi. Ed è andata così che la Commissione dell'UE incaricata di passare al setaccio le proposte italiane ha bocciato il progetto di finanziare con 4,2 miliardi il piano Idrogeno che, alla fine, ne ricaverà almeno 1. Ma si recupera su altri progetti che hanno il sapore di greenwashing, come dicono gli inglesi. Insomma a quanto pare il titolo scelto per il report sembra quanto mai azzeccato: Ripresa e connivenza perché a leggere il rapporto si resta increduli rispetto al fatto che il nostro Paese affidi la transizione ecologica proprio a coloro che hanno contribuito maggiormente a inquinare.


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