Da oggi Pedro Castillo, un insegnante candidato per il partito Peru Libre, è il nuovo presidente del Perù.
Lo attendono sfide molto difficili in un Paese segnato dall'incertezza politica e dalla fragilità economica. Lo attendono mille tranelli che gli saranno tesi dai poteri forti, dalle lobby economiche e dalle trame internazionali che non tollerano un presidente che faccia della lotta alla corruzione, il fulcro del proprio programma presidenziale. Lo sa bene Castillo che quello è il pertugio in cui defluiscono tanti tanti soldi che impoveriscono l'amministrazione pubblica e rendono ancora più forti e potenti coloro che sono forti e potenti. Al momento dell'insediamento, accanto ai discorsi programmatici, prendendo le distanze dalle promesse che spianano le strade dell'inferno, ha dichiarato ufficialmente davanti a tutto il popolo peruviano che rinuncia agli emolumenti previsti per la carica di presidente e che continuerà a percepire lo stipendio da insegnante che riceveva fino alla sua elezione. A conti fatti rinuncia a uno stipendio di 3.340 euro per 650 euro mensili. Un biglietto da visita che inaugura uno stile che potrebbe costargli caro o cominciare a rilanciare davvero quella nazione. Non giova alla sua salute aver annunciato contestualmente che ridurrà del 50% il salario di deputati e senatori.