Sabato scorso Papa Francesco ha inviato un videomessaggio ai partecipanti alla seconda sessione del IV Incontro mondiale dei Movimenti popolari. È un compendio aggiornato della Dottrina sociale della Chiesa.
È quanto di più provocatorio e scomodo si potesse affermare sulle disuguaglianze, le cause della fame nel mondo, le conseguenze della pandemia, l'abuso di potere dell'informazione e molto altro ancora. Il Papa declina queste denunce del male dicendo: "Voglio chiedere, in nome di Dio…". La parte prevalente del lungo intervento, però, è tutto in chiave positiva e trae in luce tutto il bene che gli operatori sociali dal basso, i "poeti sociali" riescono a costruire giorno per giorno, con lo stile della condivisione, del farsi voce, della quota offerta alle decisioni vitali per una nazione. In questo senso ha lanciato la figura nuova del "Samaritano collettivo". "Restare attenti, come il Buon Samaritano, a tutti quelli che sono feriti lungo la strada ma, al tempo stesso, far sì che molti di più si uniscano in questo atteggiamento: i poveri e gli oppressi della terra lo meritano, la nostra casa comune ce lo chiede". Ma sarebbe interessante citarlo tutto, o pubblicarlo a pezzi per farne una meditazione al giorno in ogni luogo e adottare quello sguardo nuovo che genera cambiamenti profondi e concreti. "Sorelle e fratelli, sono convinto che il mondo si veda più chiaramente dalle periferie".