Abitiamo una "casa comune", ci ha ricordato Papa Francesco più di sei anni fa con l'Enciclica Laudato Si' e, per quanto vogliamo opporre resistenza o illuderci che non siamo coinquilini, di fatto abitiamo la stessa casa.
Potremmo persino pensare a un condominio in cui coesistono diversi "appartamenti" il cui lessico indica la volontà di sottrarsi a contaminazioni di ogni tipo, ma pur sempre insieme abitiamo! L'esperienza quotidiana ce lo dice: ci sono elementi come i rumori, gli odori, la qualità dell'aria, il pianerottolo e le scale, il terrazzo o il tetto che sono comuni. A nulla serve dire che non sono tuoi se dovessero versare in cattivo stato e condizionarti la vita. Averne cura è interesse di tutte e tutti, considerarli un bene comune conviene a tutte e tutti. Per questo, di fronte alla pandemia o all'inquinamento, alle scelte del nucleare e alla defossilizzazione dell'energia… è illusorio, ipocrita, miope e persino da cretini rivendicare una sovranità nazionale di carta velina. Che ne siano convinti i rappresentanti degli Stati che parteciperanno alla Cop26 di Glasgow tra qualche giorno e ne prendano coscienza tutti i cittadini, anzi: tutti i condòmini di questo mondo.