Ho inviato un messaggio a Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, che oggi dedica l'intera prima pagina al dramma che si sta consumando sulla pelle di chi fugge dalla guerra, al confine tra Bielorussia e Polonia.

Il titolo, "Se questa è l'Europa" è scritto sopra una bandiera europea dove il filo spinato sostituisce le stelle. Poi l'editoriale che si conclude così: "Per tutto questo le lanterne verdi polacche non bastano. E le domande non danno tregua. Se l'Europa è i campi di concentramento di Lesbo. Se l'Europa è il finanziamento diretto o indiretto dei lager e dei negrieri di Libia. Se l'Europa è l'intrico balcanico di recinti, campi minati e miliziani picchiatori. Se l'Europa è i fucili spianati di Ceuta e Melilla. Se l'Europa è le 'giungle' di Calais. Se l'Europa sono gli eserciti schierati ai confini orientali e i poveri in mezzo. Se questa è l'Europa, l'Europa è imbelle, incrudelita e tradita. E noi non possiamo più dirci europei. Eppure europei, una buona volta, dobbiamo deciderci a essere". Gli ho scritto: "Un buongiorno e un abbraccio commosso dalla tua Assisi per quella prima pagina e quell'editoriale che contribuiscono a svegliare le coscienze, a farci provare vergogna e – speriamo – a farci muovere i passi nella giusta direzione".

 

 

 

 

 

 

 


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