Nell'edizione odierna de La Repubblica, la vignetta di Ellekappa attira la mia attenzione. Col giornale in mano uno legge ad alta voce: "Morto di stenti e di freddo un bambino di un anno" e l'altro risponde: "Proprio al confine tra la disumanità e le radici cristiane dell'Europa".
E non riesco a commentare, ad aggiungere altro. È tutto così umanamente incomprensibile e inaccettabile. Penso che sarebbe gravissimo non chinarsi a soccorrere una persona affaticata e piagata che fugge dalla guerra e vuole solo mettersi in salvo con la sua famiglia. Accanirsi a scacciarli con l'uso della forza, condannarli a morte sicura nel freddo, negli stenti e nella fame, non ha un nome, né una definizione. Chi o cosa ci ha ridotti così? E penso che Ellekappa ci ha visto bene: insieme alla vita di quelle persone si mettono sotto i piedi anche le pretese radici cristiane che abbiamo preteso di vedere scolpite nella Carta europea. Se non sono un simulacro, le radici dovrebbero dar frutto nei comportamenti di chi dice di credere. Perché, essere cristiani, non significa farsi il segno della croce quasi a invocare il nome di un Dio buono per tutte le stagioni, magari prima di attaccare con idranti, manganelli e gas, gente già sfinita di suo. Quella folla di umanità concreta che spinge ai confini tra la disumanità e le radici cristiane, interroga profondamente le nostre coscienze. Speriamo soltanto che non ci lasci senza risposte.