Con un reportage eccezionale, Lucia Capuzzi su Avvenire di Domenica scorsa ci riporta alla minaccia continua che tortura la vita delle piccole comunità di contadini e delle famiglie che abitano l'Amazzonia brasiliana del Maranhão.

Si tratta dell'accaparramento delle terre da parte di multinazionali e latifondisti che esibiscono falsi certificati di proprietà (grilagem) spesso con l'appoggio o la complicità delle stesse istituzioni politiche e amministrative che dovrebbero difenderli. Sono storie di minacce e di soprusi, di omicidi e di devastazione della terra, di annientamento delle biodiversità e dell'imposizione di monocolture. Sono racconti di resistenza e di amore per la terra. Spesso non si tratta nemmeno delle etnie amazzoniche originarie, ma di discendenti di schiavi deportati qui da negrieri senza scrupoli. Rapiti, venduti e comprati come merce da lavoro. La falsificazione dei certificati di proprietà è definita "grilagem", che di per sé si tradurrebbe come "grillazione", perché nell'800 chi voleva camuffare carte catastali chiudeva alcune carte scritte bene in una scatola insieme a qualche grillo e questo bastava per ingiallirle e "antichizzarle" nel giro di qualche giorno. Oggi il ricorso alla corruzione e alla falsificazione dei registri è molto più efficace e sbrigativa, specie quando si conclude con la minaccia o con gli assassini dei contadini. Dalle nostre parti si chiama mafia.


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