Quando le bombe fanno rumore e le esplosioni urlano l'odio, a nulla serve gridare più forte, imprecare, levare la voce. Quando la politica, il dialogo e la diplomazia cedono il passo allo stato maggiore e alla tattica militare, le parole, le dichiarazioni tardive e le buone maniere non fermano la distruzione.

Insomma la guerra si vince sui decibel. La pace è questione di silenzio. Per questo serve qualcosa di più profondo piuttosto che di più urlato. E questo è il tempo del silenzio che si fa preghiera, come le lacrime e il dolore delle vittime. Questo è il tempo di pensare con gli occhi e con l'anima. Con gli stessi sentimenti della mamma di Kiev che guarda il proprio bambino di pochi mesi. Con un tempismo dello Spirito, Papa Francesco ha invocato il digiuno: "E ora vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all'insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno". E ha convocato una "Giornata di digiuno per la pace" per il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle ceneri. Un silenzio che è esattamente il contrario della connivenza e della rassegnazione di fronte alla "insensatezza diabolica della violenza". 


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