Alla forza segreta del digiuno e della preghiera, aggiungete anche quella del silenzio. L'abbiamo già detto, ma ora è più prezioso di prima.

È tutt'altro che il tacere complice e connivente con il male e con chi lo procura, ma piuttosto la capacità di passare al setaccio o di distillare in purezza la parola-ponte che costruisce speranza, solidarietà, pace. Silenzio come forza d'aratro che dissoda il terreno per nuove seminagioni e lascia piuttosto affiorare motivi e ragioni che non sapevi di nascondere, erano sepolte e ora le ritrovi. Le vittime non hanno bisogno di un'altra parola di morte o di retoriche che inclinino alla rassegnazione o di imprecazioni che incitino all'odio aumentandone il peso specifico, disumanizzando il fratello travestito da lupo, iniettando altro veleno nelle vene della storia e della geografia. Com'era prevedibile, in questi giorni fanno tendenza i virologi della guerra che in tutti i bar della rete, della tv e della strada, espongono la ricetta del vaccino della violenza per combattere la violenza stessa. Meglio il silenzio. Di com-passione vera e di amicizia profonda. Con tutte le vittime. Meglio l'assenza di parole che fa spazio piuttosto ai gesti generativi perché, ancora una volta risulta vero che "quando i rami litigano tra loro, le radici si abbracciano".