Prendere le distanze in maniera netta dalla guerra non è niente affatto un esercizio retorico. E tanto meno in questo momento. L'aggettivo "ripugnante" usato recentemente dal Papa, richiama il verbo "ripudiare" scomodato dai padri della nostra Costituzione che avevano ancora negli occhi gli orrori della guerra.

Per quanto si disquisisca sulle finestre lasciate aperte nella Carta al ricorso alla difesa, è certo che si tratti di un rigetto categorico. La stessa scelta della terminologia poco formale e giuridica, lo testimonia. È bene affermarlo oggi in cui il giustificazionismo dell'omicidio su ampia scala che è la guerra, appare ridondante. Ciò che non abbiamo compreso a sufficienza è che non si tratta semplicemente di affermare e difendere un valore etico astratto come quello della pace, ma di dedicarvisi con l'anima, il cuore e la mente. Sì, anche con la mente, perché se avessimo investito nella ricerca di strumenti in grado di neutralizzare le armi offensive, di immobilizzare l'aggressore, di rendere inefficaci gli attacchi, forse oggi potremmo gridare più fieramente il ripudio. Ad esempio, se oggi lo Stato di Israele trasferisse la tecnologia Iron Dome (cupola di ferro) all'Ucraina, risparmierebbe molte più vite umane di quante se ne stanno "immolando" con le armi occidentali cedute di recente. Iron Dome è un sistema antimissile in grado di intercettare con precisione missili e proiettili d'artiglieria e distruggerli in volo.


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