In ogni dibattito sulla liceità dell'uso della armi per una guerra di difesa o di liberazione, di resistenza e di protezione dei civili, arriva sempre, puntuale, l'esempio storico dei partigiani.

Senza tener conto che ogni contesto e ogni epoca sono diversi – dicono gli storici – e che sarebbe un tragico errore paragonare condizioni e situazioni tanto diverse tra loro. Ad esempio pensare alla variante "alleati" che nel contesto italiano intervennero con i loro rispettivi eserciti a "sostegno" delle brigate partigiane. Poi, diciamoci la verità, la maggior parte di noi, di quel pezzo di mondo euroasiatico dell'est ne ha sempre saputo e capito poco. E in ogni caso, se ripetiamo che la storia è maestra, dovremmo capire quello che ci insegna e dimostrare di aver imparato la lezione. Possibile che non riusciamo a svincolarci dalle catene del ricorso all'uso della forza? Siamo proprio un'umanità ottusa se continuiamo a pensare che l'unico modo di salvare noi stessi e le persone più care sia quella di infliggere la morte ad altri esseri umani. Se gli stessi protagonisti di quella pagina della nostra storia patria hanno voluto scolpire nella Carta il ripudio della guerra, un motivo ci sarà! Chissà che non volessero chiederci di ricercare altre strade per risolvere le controversie internazionali e per difendere gli innocenti ingiustamente aggrediti.