Essere amministratori pubblici, essere sindaci e assessori, non è cosa semplice. E non solo perché quotidianamente ci si trova faccia a faccia con problemi concreti che chiedono a te di essere risolti, ma anche perché in contesti, condizioni e circostanze precise che una volta forse potevano essere circoscritte solo ad alcune aree del sud del Paese e che oggi sono presenti in tante zone dello stivale, si rischia frequentemente di scontrarsi con interessi o privilegi che non “devono” essere toccati e che spesso comportano il rischio di un’intimidazione, una minaccia, un attentato.
Secondo l’ultimo rapporto disponibile di Avviso Pubblico (coordinamento degli enti locali per la formazione civile contro le mafie) che è del 2015, vi sono stati “479 atti di intimidazione rivolti a sindaci, assessori, consiglieri, personale della pubblica amministrazione”. Si tratta di 40 minacce al mese, una ogni 18 ore. Questo pomeriggio lo stesso coordinamento presenterà i dati del 2016 e stranamente non so se sperare che le minacce siano diminuite. Questo potrebbe significare che la malapianta della malavita si è ridotta, ma al contrario potrebbe voler dire che sia diminuito il numero di coloro che “si mettono di traverso” agli interessi illeciti, ai favori, ai guadagni frutto di corruzione. Insomma attendiamo di conoscere i dati e non passiamoci frettolosamente sopra come se fosse un destino ineluttabile della nazione avere a che fare con questi fenomeni. Un Paese normale è quello in cui ciascuno rispetta le regole e non tenta di prevalere, sopraffare, salire sulle spalle degli altri per rubare il frutto e provare a spaventare quelli che non ci stanno.