Ma lo avete visto il tavolo dei colloqui del G7 sull'ambiente? Quello col prato sopraelevato al centro. Quello che metteva tutti attorno all'erba e ai fiori. Forse è proprio l'icona perfetta dell'ipocrisia e della falsità.

Sembra più un'immagine pubblicitaria, di quelle create come valore simbolico di richiamo per un detersivo che lava più bianco o di un'auto full optional, che non il tavolo da lavoro di ministri che sono richiamati a garantire, preservare, proteggere l'ambiente da tutte le minacce che quotidianamente continuano a compromettere presente e futuro dell'umanità. “Ma quel tavolo ha valore simbolico – mi fa notare un amico – perché è esattamente attorno a quell'oggetto che sono chiamati a concentrare la propria attenzione e il proprio potere“. Chissà com’è ma io mi sentirei più rassicurato da un vero tavolo da lavoro pieno di carte traboccanti di dati e statistiche preoccupanti e gravi, di piani e progetti per ridurre il nostro impatto brutale sul creato da sfruttare per i nostri interessi apparenti e immediati. Perché è esattamente su quei piani che i cosiddetti “grandi della terra” in materia di politiche ambientali non si sono ritrovati d'accordo e hanno partorito le rituali vaghe dichiarazioni di circostanza. Un macabro rituale funebre per l'erba e i fiori che avevano davanti.


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