Quella dello Sri Lanka è una vera e propria rivolta popolare. La gente non ne può più di un Paese che sprofonda nella crisi economica pagata come sempre soprattutto dai più poveri ma causata dall'incapacità e dalla corruzione dei suoi governanti.

A governare è il clan familiare dei Rajapaksa che cerca di giustificare la debacle finanziaria del Paese con gli effetti della pandemia senza risultare troppo convincente. Gli scontri di piazza hanno causato morti e feriti e Papa Francesco li ha voluti ricordare al termine dell'udienza generale di ieri. E non importa se molti fanno fatica a rintracciare lo Sri Lanka sul mappamondo. Cercando nella propria coscienza troveranno più facilmente la sofferenza di tanta gente per le condizioni precarie cui sono costrette. Il mondo dovrebbe aver imparato da tempo che una crisi non si risolve con la presenza massiccia delle forze armate per strada, con blindati e carri armati, né con il lancio delle molotov. L'unica prescrizione che abbiamo imparato dalla vita e dalla storia è quella della giustizia in dosi massicce accompagnata dalla solidarietà internazionale da assumere mattino e sera.


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