Insieme alla coalizione Stop the war, una numerosa delegazione interreligiosa in questi giorni si è recata in Ucraina. Hanno inteso rispondere a una richiesta che il sindaco di Kiev aveva avanzato sin dai primi giorni del conflitto.
Pregano per la pace, incontrano altri credenti nello stesso Dio secondo tradizioni religiose diverse. Ieri hanno pregato presso il Babyn Yar. Dalle pagine di Avvenire così lo descrive Lucia Capuzzi: "In questa radura, segnata da gole e fossati, fra il 29 e il 30 settembre 1941, furono massacrati oltre 33mila ebrei. Trasformato ora in un giardino ricolmo di lillà, il Memoriale è stato sfregiato, qualche settimana fa, dalle bombe dell'aviazione di Mosca, venuta – secondo la propaganda putiniana – a «denazificare» l'Ucraina. Proprio là, una delegazione di oltre una decina di leader religiosi, giunti da varie parti del mondo, ha voluto cominciare la propria missione di solidarietà, ripetendo più e più volte la parola «pace», declinata dai partecipanti in lingue e formulazioni, a seconda della fede di ciascuno". Non sono lì con la presunzione di riuscire a far terminare il conflitto ma non si vogliono rassegnare all'uso della violenza come unica strada per uscire dalla violenza stessa. Noi, con tutta l'anima siamo con loro.