Altri 1.079 chilometri di disumanità per infrangere contro il cemento e il filo spinato brandelli di fraternità. 1.079 chilometri è la misura del muro turco in costruzione al confine con l'Iran.
Ormai è quasi completato, come ha rivelato ieri la Commissione sulla migrazione del Parlamento turco. Quel confine è il passaggio pressoché obbligato dei disperati che provengono da Afghanistan e Pakistan. Gli stessi che ci commuovono in televisione quando vediamo che qualche timido accenno di ribellione viene soffocato nel sangue dalla feroce dittatura nascosta dietro una religione presa a pretesto. Quel muro è un'altra ferita sanguinante sul corpo della terra. Una vergogna e un peccato, una bestemmia e una sentenza di morte destinata a voltarsi in vendetta. Tutto intorno il silenzio della politica che non riesce a intuire il futuro e pianto di bambini. Ormai c'è un'architettura dei muri come nel passato si sono costruite cattedrali e monumenti che segnano una civiltà. Non rassegniamoci al fatto che siano quei muri i simboli della nostra.