Non possiamo rassegnarci alla guerra. Stiamo scivolando sempre più e sempre più inesorabilmente verso la convinzione che la soluzione della crisi russo-ucraina debba essere inevitabilmente militare.
Dai fogli di giornale come dai reportage dalle aree più calde, dai commenti autorevoli così come dai contributi degli "esperti" si viene letteralmente travolti dagli approfondimenti geostrategici, dalle notizie dei combattimenti e dei missili lanciati dalle postazioni russe, dalle analisi e dalle previsioni sulle prossime mosse degli eserciti e sulle illusorie conquiste di territorio dall'una o dall'altra parte con il conseguente costo in termini di vite umane e di distruzioni. La cifra del negoziato sembra essere scomparso dall'orizzonte politico. Il 23 luglio prossimo speriamo che la manifestazione diffusa in mille territori sia inondata di esseri umani che esigono che si rimetta al centro il dialogo con una Conferenza internazionale di pace. Lo chiede la Rete italiana pace e disarmo e sono già tantissime le adesioni da parte di reti, associazioni, gruppi locali e organizzazioni di vario genere. Una cosa è certa: quella della violenza non è mai la soluzione, basta chiederlo alle vittime! È urgente ridare la parola alla diplomazia.