Chissà se Shahar Schwartz, Evyatar Moshe Rubin, Einat Gerlitz e Naveh Shabtay Levin hanno mai ascoltato il discorso di Papa Francesco che invitava a seguire la testimonianza di Franz Jägerstätter e rifiutarsi di combattere per Hitler (e per chiunque altro).
Ma forse è sufficiente ascoltare la propria coscienza e loro, dall'alto dei loro 18 e 19 anni, lo hanno fatto in Israele."Il mio problema principale è quello che sta facendo l'esercito nella Cisgiordania occupata e a Gaza, ma quando dici cose del genere in commissione, lo chiamano 'rifiuto selettivo' e non ti danno un'esenzione", ha spiegato Shahar. "Sentivo che se non l'avessi detto, avrei commesso un'ingiustizia verso me stesso". In Israele, infatti, esiste la leva obbligatoria e prolungata. L'obiezione di coscienza è punita con mesi e mesi di reclusione e crea forti ostacoli nel futuro professionale e occupazionale. Ma questi ragazzi, che non sono gli unici a compiere questa scelta nel Paese, hanno deciso che la voce della propria coscienza fosse più importante di ogni altra considerazione. Li chiamano refusnik ma ciò in cui credono è enormemente più importante di ciò che rifiutano.