Confesso che di fronte alla semplicità disarmante di Davide Paulis, Chiara Vingione, Lorenzo Puliga e tutti gli altri, mi sono commosso. Non perché italiani con tanto di canotta azzurra e nemmeno perché ragazzi con la sindrome di Down, ma semplicemente perché sono riusciti nell'impresa di rimettere lo sport al suo posto.
È la terza volta consecutiva (three-peat si dice negli Usa!) che conquistano il titolo mondiale del Basket. Ma è il loro entusiasmo senza filtri e la loro purezza senza sponsor a comunicare il fascino del divertimento agonistico. Per questo vale la pena nominarli uno a uno. Oltre quelli di cui abbiamo già detto, ci sono Fabio Tomao, Alex Cesca, Alessandro Greco, Francesco Leocata, Andrea Rebechini. A loro deve essere indirizzato non un semplice grazie nazionale ma corale o "cuorale". "Questa vittoria io la trovo bella e questo è tutto", ha dichiarato Fabio Tomao intervistato dal Tg1. Quei ragazzi ci aiutano a restare umani e a sorprenderci solidali, a pensare all'umanità intera come a una squadra che dovrebbe essere in grado di giocare ogni giorno la propria partita per vincere il premio di rendere migliore il mondo. È per questo che Italbasket con sindrome di Down è campione del mondo!