L'equinozio d'autunno è superato da un pezzo, ha cominciato a ingiallire le foglie e a colorare i campi e le colline. Eppure oggi l'aria profuma di una primavera nuova. Sono passati 60 anni da quel giorno in cui oltre 2500 vescovi si ritrovarono in Vaticano a scommettere sul sogno di una cosa nuova.
E oggi, all'indomani della giornata triste, drammatica e dolorosa che si è abbattuta sugli abitanti di Kiev, potrebbe sembrare un canto stonato. Ma quella primavera non si voltò dall'altra parte nemmeno davanti alla distruzione della guerra e condannò la guerra totale, quella che coinvolge i civili. È l'unica parola di condanna che si trova in tutti i documenti del Concilio. L'indirizzo di Giovanni XXIII era che la Chiesa, nel combattere gli errori, "preferisse usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore". Una chiesa compagna di strada delle gioie e delle speranze di tutti e tutte, ma anche delle fatiche e delle sofferenze. Non ci resta che sperare che il profumo di questa inattesa primavera autunnale contagi ogni luogo di sofferenza e soprattutto allontani la mostruosità della guerra e di chi continua a giustificarla, alimentarla e praticarla.