Ad Agosto dello scorso anno, quando gli eserciti stranieri lasciarono l'Afghanistan al proprio destino ritirandosi dopo 20 anni di occupazione, chiunque avesse avuto un briciolo di buon senso ha pensato a un clamoroso e costoso (in tutti i sensi!) fallimento.
L'unica nota positiva era che, seppur dopo 20 anni, l'amministrazione Usa si era convinta a dialogare con i Taleban e viceversa. Le stesse briciole di buon senso oggi ci portano a dire che è folle immaginare che nella guerra di aggressione della Russia all'Ucraina vi possa essere una soluzione militare col suo carico di morte e distruzioni e che non resta altra strada che mettersi attorno a un tavolo per dialogare, trattare, venirne fuori. Trattare sapendo che "il nemico è sempre il peggior prodotto dell'umanità". Ma forse che i Taleban erano meglio? Personalmente caldeggerei il modello-Conclave ma escludo la formula "extra omnes" (fuori tutti) e direi piuttosto "omnes intus" (tutti dentro). Se ogni guerra è una ferita all'umanità tutta intera, la pace non può che essere il risultato di un parto (e un patto) internazionale. Ancora di più questa guerra in cui la contrapposizione non è tra due nazioni ma piuttosto tra due visioni del mondo e tra due forme di imperialismo. Conferenza internazionale, quindi. A porte serrate. E la chiave sia custodita gelosamente nel forziere del buon senso.