Siamo così abitati dentro dalla mentalità mercantilistica della vita che anche quando sentiamo parlare di disuguaglianze il nostro pensiero si collega immediatamente al Dio denaro.
La disuguaglianza madre di tutte le altre disuguaglianze diventa quella economica tra chi ha e chi non ha, tra chi possiede di più e chi possiede di meno. Insomma è tutta una questione di soldi e di ricchezza. E invece sin dai tempi di don Milani, ad esempio, abbiamo capito che possedere la conoscenza delle parole è una chiave per affermarsi nella vita e che il sapere conta più dei soldi. L'emergenza delle povertà educative oggi – non faccio nessuna scoperta – è una dei plinti delle disuguaglianze. La carenza cronica di forme di partecipazione politica che genera astensionismo, astenia, aste di consenso al miglior offerente… è una concentrazione di potere in poche mani che è la negazione della democrazia concreta e l'affermazione del potere diffuso. È una disuguaglianza scandalosa tra chi conta e chi non conta nulla. Insomma, quella delle disuguaglianze è un elemento chiave per comprendere in che tipo di società viviamo e quanto c'è da lavorare per costruire una società più giusta.