Già il solo fatto che si sia sentito il bisogno di dare vita a un'"Associazione dei medici stranieri in Italia" (Amsi) è preoccupante.

Se poi da Foad Aodi che ne è il presidente, scopriamo che "Negli ultimi cinque anni, più di 300 professionisti della sanità stranieri hanno lasciato l'Italia per colpa dei pregiudizi sul colore della pelle, l'abito e l'origine" allora la preoccupazione per il razzismo strisciantemente presente in Italia diventa allarme sociale. E i racconti dei pregiudizi dei pazienti nei confronti di professionisti seri e preparati, con la pelle di un altro colore da quello della maggioranza degli abitanti del nostro Paese, sono tanti, tantissimi. Se non è razzismo, è afrofobia. Una patologia da curare insieme all'ipertensione o alle patologie gastroenteriche. Concludo con il racconto esilarante che Kossi Komla-Ebri, medico pediatra e scrittore originario del Togo, esponente della letteratura migrante in lingua italiana, mi confidava tempo fa. Un giorno nel suo ambulatorio capita una donna che quasi terrorizzata dice che normalmente per tentare di far star buono il suo bambino dice: "Se non la smetti ti porto dal medico" ma se il bambino insiste, minaccia: "Guarda che chiamo l'uomo nero!". Il dr. Kossi non si è scomposto, rivolto al bambino da visitare ha detto: "Sei fortunato, per oggi ho già mangiato!".


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