Con un articolo di Anna Lisa Antonucci, L'Osservatore romano ci fa sapere che per due giorni a Londra si è svolta una conferenza internazionale
cui hanno partecipato i rappresentanti di 70 Paesi su un tema drammatico: la violenza sessuale come arma di guerra. Un abominio che riguarda molti territori in conflitto come l'Ucraina, l'Etiopia, la Colombia, la Repubblica Democratica del Congo, l'Iraq e il Sud Sudan. Oltre a quelle dei rappresentanti delle Nazioni Unite e dei politici presenti, si sono ascoltate testimonianze in carne viva di donne che sono state sottoposte alla peggiore delle torture che la mente umana possa pratica e, addirittura, pianificare. Il presidente della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite del Sud Sudan, Yasmin Sooka ha raccontato che si può dimostrare come in alcuni territori del Sudan del Sud la violenza sessuale sulle donne della minoranza Dinca è stata pianificata accuratamente e realizzata addirittura su bambine di nove anni. A supervisionare tale crudeltà vi era un commissario di contea nominato dal governo. Ancora una volta di trattava di un programma di "pulizia etnica" nel tentativo di estinguere o sostituire un'etnia. Sul corpo delle donne e nel silenzio, nella distrazione del mondo.