Se il Congo fosse stato un Paese povero povero non se lo sarebbe filato nessuno se non per qualche atto di generosa solidarietà.

Purtroppo invece i potenti hanno scoperto che il Congo è ricco. Molto ricco. Di cobalto, coltan, rame, piombo, diamanti, oro, germanio, argento, manganese. Materie prime senza le quali né telefonini, né auto elettriche, né impero dei diamanti di Anversa, né distretto dei gioielli di Vicenza. E allora il Congo resta sempre affamato, ma per di più è messo a ferro e fuoco da una guerra di rapina e di saccheggio su procura. Ruanda, Uganda, Ciad e altri gruppi irregolari (se ne contano più di un centinaio) vengono armati da europei senza scrupolo per sgomberare le zone sottoposte all'attività estrattiva e per controllare le stesse aree. Bambini reclutati come schiavi e donne stuprate nei villaggi. Prima il Congo era colonia di una sola nazione, il Belgio, dopo "l'indipendenza" è colonia di tante nazioni e di tante multinazionali. Tutto questo è scritto nero su bianco nei rapporti dell'Onu e ne ha preso atto anche l'Unione europea che ha regolato la tracciabilità dei minerali. Tutto è rimasto sulla carta. Ogni giorno in Congo si muore. Nel silenzio complice dell'informazione si muore. Tra pochi giorni Papa Francesco visiterà la zona visitabile della Repubblica Democratica del Congo e l'augurio è che diventi "scorta mediatica" dei mille e mille senza-voce che chiedono solo d'essere lasciati… in pace.


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