È ancora possibile muovere una critica a Zelensky senza essere annoverati tra i putiniani inveterati?
Lo dico perché mi pare che ci siamo talmente abituati alla guerra e alla sua presunta inevitabilità che la richiesta quotidiana, pressante e sempre più pretenziosa di armi da parte del presidente ucraino e la loro concessione da parte dei paesi membri della Nato sia cosa scontata da una parte e strategicamente ed eticamente dovuta dall'altra. Possibile che a nessuno sorga la domanda che forse Zelensky dovrebbe impegnarsi con lo stesso zelo e con la stessa insistenza a scongiurare i suoi alleati per adoperarsi a cercare le vie della fine della guerra con interventi più decisivi in seno all'Onu e da parte dell'Onu, con un'azione diplomatica che sembra viaggiare con le ruote sgonfie, con tutto lo strumentario che la storia e la fantasia mettono a disposizione soprattutto di chi serve i popoli sedendo sulle poltrone del governo? Ormai la guerra sembra un rumore di fondo. Ci siamo abituati. C'è. Ineluttabilmente c'è. Senza nessun referendum e senza alcuna discussione seria. È stata eletta come unica risposta. Ed è possibile che a nessuno sorga il dubbio che la potentissima lobby dell'industria bellica stia soffiando sul fuoco per lucrare utili record come mai prima d'ora nella storia degli ultimi 70 anni? Che a nessuno venga in mento di sfiorare quegli interessi tassandone gli extra-profitti? No, credo che siamo in tanti, tantissimi, a porci almeno le domande.