In questo tempo di arsura e siccità, solo la preghiera dei semplici ha irrigato la terra di qualche speranza.

Non le parole dei potenti o le dichiarazioni di fuoco, voci sprezzanti talora suadenti e altre volte urlate davanti a chi sostiene un'altra via. Solo la preghiera dei semplici è in grado di aprire uno squarcio di sole tra le nubi e di dare luce a un'altra strada. Perché non è figlia del calcolo e non chiede di generare profitti. Non fiuta l'aria per capire da quale parte sia più conveniente schierarsi e quale popolo eleggere al rango di nemico. La preghiera dei semplici si attinge in cielo ed è gratuita e inesauribile, è fonte rinnovabile e non può ridursi a moneta che porta inciso lo scudo di un impero. Alimenta la vita. Persino oltre la stessa vita. Mischia le proprie lacrime a quelle delle vittime dell'odio e della violenza per dissodare le zolle indurite della guerra, un grumo di sangue rappreso sulla crosta della terra. La preghiera dei semplici ci salverà perché è silenzio tra i boati delle armi, implorazione muta che sale dai rifugi di Mykolaiv e provoca le nostre coscienze. È atto di fede nella pace anche quando tutti gli altri confidano nella forza della forza. È una sfida, un modo di osare, un rischio, tutt'altro che un nascondiglio e una fuga. 


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