La processione delle dichiarazioni politiche sui cadaveri della spiaggia di Cutro aggiunge l'amarezza al dolore. "È colpa dei trafficanti" dice uno.

L'altro gli fa eco dicendo che "facciamo bene a volerli fermare nei luoghi di partenza". Naturalmente per il loro bene e la loro incolumità. E altri ancora tuonano che "Nessuno deve permettersi di speculare politicamente su quelle morti". E intanto i corpi giacciono sotto i lenzuoli bianchi e a un sindaco scappa di dire: "Non abbiamo tanti posti pronti nel nostro piccolo cimitero". E intanto le lacrime non bastano a dire il dolore. Se a parole la vita è al primo posto, allora bisogna fare di tutto. Con o senza l'Europa, con o senza il consenso del nostro governo. Siamo fratelli tutti. Per i cristiani questo è il tempo della conversione. E se provassimo a cospargere di cenere le leggi che impongono di fare il giro largo, di non salvare tutti, di pagare il ricatto dei trafficanti? È speculazione? Forse è semplicemente il tentativo di convertire le lacrime sincere in obbedienza al comando di non uccidere.