Se una nazione come il Malawi, già duramente provata dalla miseria, per tre volte in 13 mesi viene colpita da un ciclone tropicale, ha ragione il presidente Lazarus Chakwera ad affermare che "siamo di fronte alla prova della realtà del cambiamento climatico".

Il numero dei morti tra Mozambico, Madagascar e Malawi è ancora approssimativo e le agenzie internazionali parlano di 400 vittime. Ma c'è anche la moltitudine degli sfollati e dei feriti. Fosse avvenuto in Sud Dakota o in California saremmo inondati di immagini e reportage, saremmo stati raggiunti dalle storie particolari di chi si era visto spazzare via la casa da un tornado. Ma in Malawi, morti e sopravvissuti, sembrano non avere né volti né storie. Per questo anche l'informazione sarebbe un'elemosina benedetta e raccontare le tragedie lontane significa prestare la voce alle vittime. Del ciclone Freddy, ieri parlava la prima pagina dell'Osservatore Romano con foto e titolo cubitale: Malawi un paese devastato. Lascio ai lettori il compito del confronto con gli altri quotidiani in edicola oppure online. Sembra che sia scomparsa un'intera nazione. Ma solo dalle pagine dei giornali.


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