Non può essere una sola giornata a mettere a posto la coscienza.

La Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie è una benedizione ma è tutt'altro che una parentesi blindata. Dovrebbe semmai essere la fionda che rilancia energicamente la tensione di ciascuno a espellere ogni giorno dalle teste e dalle comunità qualsiasi traccia di mafia. Fosse anche la più camuffata di buone intenzioni, quella più camaleontica che consente vantaggi personali e apparente crescita del Pil! Perché queste mafie fluide che si infiltrano silenziose e suadenti nella quotidianità, le riconosci nel giornalismo prono, nella politica collaterale, nel sistema dell'istruzione che riproduce modelli mafiogeni, nella sanità anziendalizzata, nel welfare inefficace e antisolidale, nel lavoro sempre più precarizzato… È humus di mafia. Perché se le mafie fossero solo clan e traffici illeciti, potremmo tutti concentrare attenzione e impegno per circoscrivere, ridurre, arginare. Il problema è la mafiosità che abita, accolta come amica di famiglia, i nostri giorni feriali con la convinzione che quella convivenza sia un effettivo vantaggio.


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