Siamo immersi in un clima autogiustificazionista che in qualsiasi circostanza trova una toppa per gli strappi della propria coscienza.
Sembra una sorta di istinto di sopravvivenza del nostro orgoglio per cui di volta in volta "io non c'entro niente" oppure "è colpa sua" o, ancora, "vi dimostro che io ho agito correttamente e semmai avrei qualche merito". Anche nel caso del fenomeno migratorio fioccano le autoassoluzioni e nessuno ha il coraggio di ammettere le proprie responsabilità di fronte alle stragi che fanno spreco scandaloso e drammatico di vite umane. Per questo domani proponiamo una Liturgia penitenziale di riparazione. Perché quello del riconoscimento della propria colpa - fosse anche perché siamo parte passiva di un sistema ingiusto - è passo essenziale per poter camminare verso la conversione che richiede un cambiamento radicale e profondo. La liturgia proposta dalla Pro Civitate Christiana di Assisi non è una provocazione ma il tentativo di un inizio di cammino. Per ciascuna e ciascuno. È presa di coscienza più profonda. È adottare uno sguardo altro rispetto a quello politico, economico, antropologico, sociologico, tutti importanti. Qui si tratta di mettersi umilmente davanti a Dio e a quel Dio che incontriamo nel fratello e nella sorella costretti a scappare da guerra, fame e persecuzione e a morire annegato nel sistema costruito dai nostri egoismi personali e collettivi.