Per impedire quella che si ostinano a definire "sostituzione etnica" non c'è che la pulizia etnica.

Può essere condotta in maniera preventiva impedendo il radicamento nella nazione di "razze aliene" oppure cacciando via o sopprimendo gli attentatori come abbiamo dovuto registrare amaramente nel corso di alcuni conflitti armati anche recenti. Poi c'è l'almanacco delle misure interne che punta a incentivare la proliferazione della purezza etnica riconoscendo benefici premiali per ogni bambino italico che viene al mondo e favorendo in tutti i modi le condizioni che possono permettere di mettere al mondo figli senza danno economico. Per quanto quelle teorie e quelle misure possano suscitare in noi ilarità, sono convinto che le parole che sfuggono a un ministro nel corso di un discorso pubblico, sono una piccola quota parte di quelle che si declamano in alcuni circoli ristretti attorno a un boccale di birra autoctona. Quel che non si comprende è quale etnia vuole proteggere il ministro. Quella contaminata dalla calata dei longobardi o quella precedente all'incontro con i normanni? Gli arabi li consideriamo mischiabili oppure teniamo solo gli ispanici e i franchi? La verità è che siamo tutti meticci e, da che mondo è mondo, siamo destinati "naturalmente" a quell'imbastardimento da cui il ministro vorrebbe preservarci. 


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