Morti anonimi quelli affogati nel Mar Egeo. Fratelli e sorelle di tanti altri sepolti in fondo al mare.
"Lutto universale" – titola Il Manifesto – ma non per il numero troppo alto, quanto per l'ipocrisia diffusa di ostacolare o non favorire la salvezza di persone umane che la cercano disperatamente. Sono morti anonime e per questo fanno meno male. Non sappiamo degli affetti recisi di netto e non conosciamo l'arte del vivere che avevano provato a praticare nella palestra dei giorni. E poi non sono nemmeno le nostre coste! Se mai avessero diritto ad un funerale di Stato, la esse sarebbe minuscola: funerale di stato. Ovvero funerali che riconoscano la morte causata del loro "stato" di miseria, di sfruttamento, di migranti e fuggitivi. Funerale di stato perché la tragica morte di quelle donne e di quegli uomini e di quei bambini è causata dallo "stato" di alterazione sopravvenuto nelle nostre coscienze disumane che porta a pensare che il nostro benessere deve essere garantito sopra ogni cosa e si sente minacciato dall'arrivo sulle coste della disperazione fatta carne. Eppure ciascuna delle loro esistenze vale tanto quanto quelle cui si tributano gli onori pubblici più alti a reti unificate. Tutti nudi di fronte a Dio.