Quando ho letto il discorso che Papa Francesco ha rivolto agli artisti nella Cappella Sistina il 23 giugno scorso, ho pensato che avrei dovuto umilmente prelevarne qualche scheggia e rilanciarla in questa rubrica.

Dopo che ho cominciato a farlo, mi sono accorto che praticamente la stavo ricopiando. Tanto è bella, pregnante e profonda, quella riflessione, che non potrei preferirne un'espressione a un'altra. Eppure qualche parola che più di altre mi spiacerebbe proprio passasse più banalmente inosservata e fosse destinata al "moggio" invece che al "lucerniere", c'è. "Siete alleati del sogno di Dio! Siete occhi che guardano e che sognano. Non basta soltanto guardare, bisogna anche sognare. Diceva uno scrittore latinoamericano che noi, le persone, abbiamo due occhi: uno per guardare quello che vediamo e un altro per guardare quello che sogniamo". Non è questo forse l'auspicio o l'augurio o l'impegno col quale dovremmo concimare i nostri giorni? Ho scritto proprio "concimare" che non è semplice anagramma di "cominciare" barando su una "i". Il mondo intero ha bisogno di tali artisti. Anche se non scolpiscono, non scrivono poesie, non fotografano, non dirigono film né suonano il violino!


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