Tra morti e dispersi, nella sola città di Derna in Libia, si parla di circa 10.000 vittime.
È la conseguenza di una tempesta che si è abbattuta senza alcun freno sulla città della Cirenaica costruita dagli italiani e che conta 50.000 abitanti. I testimoni parlano di corpi senza vita che sono disseminati nelle case, nelle strade e in depositi di fortuna. L'acqua, hanno raccontato i testimoni, "è salita fino a toccare i tre metri", distruggendo case, trascinando auto e persone e rendono inagibili le strade trasformate in torrenti torbidi di fanghiglia rossastra. E proprio lo stato delle vie di comunicazioni rende difficili le operazioni di soccorso che sono state dirottate in alcuni casi via mare. Questa è la descrizione sommaria della situazione drammatica ma che non trova il rilievo che merita nell'informazione. Insieme al terremoto in Marocco, pare essere pressoché scomparso dall'agenda dell'informazione. Al punto che sembra legittimo chiedersi: quanti morti deve contare una tragedia per meritare un titolo? Soprattutto nella consapevolezza che l'allarme e la solidarietà scattano solo se si dà voce al dolore. Per questo i sopravvissuti di Derna, insieme agli aiuti, mendicano la voce.