I nostri amici di Peacelink ci fanno sapere che da un'inchiesta di Christopher Miller e Ben Hall del Financial Times risulta che l'addestramento "offerto" dalla Nato alle forze armate ucraine non tende a preservare vite umane

ma semplicemente a recuperare pezzi di territorio a fronte di costi umani altissimi. "La NATO avrebbe quindi addestrato i soldati ucraini – si legge nell'articolo – con tattiche che sembrano mettere in secondo piano il sacrificio umano a vantaggio di obiettivi militari. Queste tattiche sarebbero state così estreme da spingere vari reparti ucraini a ribellarsi agli istruttori Nato". Tutto documentato da interviste agli stessi ufficiali e soldati ucraini che si sentono come pedine sacrificabili in mano a potenze straniere. Poi l'articolo entra nel dettaglio strategico della scelta delle armi utilizzate per operazioni specifiche, della copertura o meno da parte dell'aviazione e così via. Insomma la ribellione dei soldati è etica, ovvero se la conquista di piccoli pezzi di territorio valga il sacrificio di tanti uomini. Mi chiedo se a questo punto i militari ucraini non sarebbero pronti finalmente a compiere una riflessione seria sul senso della guerra e sulla sua tragica stupidità. 

(per la traduzione dell'articolo del Financial Times: https://www.peacelink.it/conflitti/a/49627.html)