Questa è l'ora della solidarietà e del rispetto di coloro che sono morti.

È l'ora di spalare il fango e piangere con pudore, di rimboccarsi le maniche in silenzio e fare tutto ciò che è possibile per liberare le case invase dall'acqua delle piogge e dei fiumi. Questa è l'ora dell'emergenza. Ma quando verrà il tempo per parlare di cambiamenti climatici, consumo di suolo, organizzazione delle città e delle campagne? Si potrà parlare seriamente in questo Paese di argini dei fiumi sempre più precari e di corsi ridisegnati dalla nostra ingordigia? Il territorio cambia in maniera direttamente proporzionale alla nostra mentalità. Si chiama conversione ecologica, altro che transizione! E un'altra cosa: quanto tempo ci metteremo a dimenticare anche la tragedia toscana come quella romagnola e quella marchigiana e quella che non riesco più a citare perché ormai è scomparsa da ogni agenda politica e mediatica? Non riusciamo a capire che i fiumi e la terra, i mari e le montagne ci stanno chiedendo rispetto. Lo fanno con la voce che hanno. E ci fanno paura. 


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