Solo l'estro di un'artista come Aleksandra Skochilenko poteva inventarsi un'azione di dissenso, protesta e sensibilizzazione di quel tipo.

Nell'aprile dello scorso anno fu arrestata a San Pietroburgo per aver violato l'art. 207.3 del codice penale. Secondo le autorità russe aveva gettato discredito sulle forze armate. Aleksandra aveva cambiato i cartellini di un supermercato della metropoli russa con frasi contro la guerra di aggressione della Federazione ai danni dell'Ucraina. Dopo un processo che Amnesty International ha definito "vergognoso", nei giorni scorsi è stata condannata a sette anni di carcere. Sette anni che per lei, celiaca a cui non viene garantita un'alimentazione adeguata, equivalgono a una tortura. Che la Russia non sia un monolite nelle mani di Putin lo dimostra il fatto che a essere state incriminate finora per la violazione dello stesso articolo sono oltre 750 persone e a ben 8000 sono state inflitte sanzioni amministrative. Resta la protesta dei cartellini che quel processo ha contribuito a promuovere al punto che le etichette che gridano contro la guerra nei supermercati della Russia oggi sono tanti di più.


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