In via Lucio Sestio 10 a Roma c'è una palazzina di due piani con un bel giardino. È la sede di Lucha y Siesta, un centro femminista antiviolenza che dà corpo alle dichiarazioni di tanti.

Offre 14 posti letto a donne in difficoltà e ad eventuali loro figli minorenni. In quella palazzina sono operativi una segreteria e uno sportello antiviolenza. Si organizzano eventi culturali, tante iniziative e c'è una biblioteca. D'altra parte se il nome è ispirato alla via in cui si trova, il significato è eloquente perché significa "lotta e riposo". Alla soglia di quel portone arrivano, sfinite da tensioni, maltrattamenti e minacce, donne che cercano un tempo di respiro per rimettere in ordine i cocci della propria esistenza. Ebbene proprio nei giorni delle mobilitazioni contro la violenza sulle donne, la Regione Lazio, attuale proprietaria della struttura, ha deciso di inviare l'ordine di sgombero. Attenti perché, a differenza di Casa Pound, non è una casa occupata. La giunta Zingaretti aveva regolarizzato la situazione con un atto ufficiale che non è mai stato ratificato dalle due parti. Ora quell'esperienza, che è una vera e propria scialuppa di salvataggio per la vita di alcune donne e per le menti di tante e tanti, rischia di chiudere i battenti. E non è giusto. Chissà se c'è un posto per firmare una petizione, una dichiarazione… ma intanto noi diciamo che stiamo dalla parte di Lucha y Siesta.


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