Non ripeterò qui gli attacchi via web rivolti a Gino Cecchettin. Non voglio diventare inconsapevole eco della stupidità e della ferocia umana.

Solo mi chiedo come sia possibile anche soltanto concepire di recare una qualche offesa possibile all'indirizzo di un padre che ha avuto la figlia uccisa. Davvero i social network ci disumanizzano! Sono convinto che neppure il più spavaldo dei "leoni da tastiera" riuscirebbe a riferire al papà di Giulia Cecchettin neppure una sillaba delle terribili ingiurie inviate al suo indirizzo guardandolo negli occhi. E quando la volgarità rabbiosa si sublima e si edulcora in qualche editoriale che circola a piede libero in quei soliti giornali di carta, il disgusto è ancora più grande. Accusare oggi quel padre di non aver vigilato sulle vicende "sentimentali" della figlia e sputargli contro l'accusa di protagonismo presenzialista, è la dimostrazione di una disumanità patologica che andrebbe curata. Rispetto del dolore altrui è la cifra con cui avvicinarsi in punta di piedi a tutte le persone ferite dalla vita. Il contrario è solo vile sciacalaggio.


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