La violenza non merita nessuna complicità. Neppure adombrata, neppure inconsapevole. Persino il silenzio ci fa correi e l’indifferenza ci chiama sul banco degli imputati tanto quanto gli aguzzini.

È per questa ragione che anche nella nostra coscienza prende voce la parola di Raffaele Oriani che lascia la sua collaborazione al Venerdì di Repubblica ritenendo – a ragione – che la voce di quella testata faccia parte di un coro mesto che non è capace di esprimere alcun acuto di condanna verso la carneficina che si sta consumando sulla pelle della gente di Gaza. Nessuna presa di distanza netta e perentoria, nessuna attenzione a dar voce al dolore delle vittime. La stessa onestà di coscienza con cui si deve condannare senza eccezioni e giustificazioni, senza attenuanti o reticenze il massacro del 7 ottobre deve poter dire basta alla carneficina genocidaria che Israele continua a vomitare su una popolazione costretta in una striscia di terra. Ipocrisia, cattiva coscienza o interesse che sia, ora basta! 90 giorni sono già tanti. Sono troppi. E se non basta un Natale di stelle comete travestite da aerei da bombardamento con bombe da una tonnellata ciascuna a svegliarci da questo torpore, che almeno si oda, improvvisa come un'esplosione in noi, il sentimento dissolto della pietà di fronte alle lacrime di quei bambini.


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