L'informazione che corre nella rete è elettrizzata, rapidissima, divora più che presentare e offrire e dare a conoscere e a sapere.
È la competizione scolpita nei social ma anche il vapore che dura un attimo. Arrivare prima o quanto meno per tempo. Arrivare prima per poi dimenticarsene il giorno dopo perché c'è un'altra "notizia" e un altro boccone da divorare famelicamente. Commenti pesanti fatti per guadagnarsi i distratti e per non essere dimenticati. E invece il giorno dopo sono già superati da nuove trincee. Vissuta così dev'essere sfiancante. Il problema è che in questo modo tutto diventa molto labile, senza sedimento e senza passione trasformatrice. Questo modo di fare è esattamente l'antidoto del cambiamento. Si vive di emergenze e non di informazioni che provocano progetti e cantieri. Ci sono stagioni in cui l'emergenza si chiama "sassi dai cavalcavia" e poi "rave" e poi ancora "femminicidi" e poi semmai anche carceri sovraffollati… Dopo qualche giorno sembra che, come per incanto, i sassi vengano deviati altrove e i rave si siano estinti, i femminicidi si sono fermati a Giulia e le carceri si sono svuotate. Ma non è così. Non è affatto così. E così non si può costruire. Serve a non cambiare.