E quindi siamo entrati in guerra? Guerra di difesa (come sempre) e pertanto giusta (come sempre).

Guerra per la protezione dei nostri interessi economici (come sempre) e non del sacro suolo o dei sacri confini, perché ostacolare il passaggio a sud del Mar Rosso "mette in crisi la nostra stabilità economica", parole del ministro Crosetto (Audizione presso le Commissioni Difesa di Camera e Senato 1/02/2024). Per vincere qualche ritrosia o riserva, i nostri alleati ci hanno concesso la "guida tattica" della missione. E noi ne andiamo fieri. Ma a nessuno viene in mente che forse questa nostra entrata in guerra non sia coerente nemmeno con l'interpretazione più estensiva ed elastica dell'art. 11 della Costituzione? Piuttosto il ministro non ha perso tempo per provocare un'aggiunta di esultanza nei padroni delle armi: "Lo sforzo militare nel Mar Rosso dovrà trovare ristoro attraverso un finanziamento aggiuntivo rispetto a quanto previsto nella legge di bilancio per il 2024". Ultima domanda semplice e diretta: ma qualcuno ci ha provato a parlare con questi houthi? Ma forse noi non saremmo molto credibili come mediatori dal momento che per anni abbiamo fornito ai sauditi le bombe che li uccidevano. E allora ancora una volta ci sorge il sospetto che non sono le guerre a volere le armi ma le armi a volere le guerre.


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