Eravamo pronti a scommettere che ci saremmo dimenticati dei morti sul lavoro di Firenze la cui enorme trave ceduta all'improvviso aveva fatto più rumore solo perché come a Brandizzo aveva ucciso più operai in un solo colpo. E infatti la sicurezza sul lavoro non è più nell'agenda dell'informazione, né sembra iscritta all'ordine del giorno della politica.

Tutto il dolore possibile sembra interamente scaricato nell'anima delle rispettive famiglie. Ieri a Brindisi Gianfranco Conte, 37 anni, è rimasto schiacciato da una bobina e un 59nne di origini polacche è rimasto travolto dal muletto in un'azienda di legnami in provincia di Trento. Gravemente ferito un uomo di 42 anni a Carrara: è caduto dal tetto di un capannone industriale. Un altro operaio è morto nello stabilimento di Fincantieri a Castellamare di Stabia e a San Giorgio Liri (Frosinone) un operatore ecologico di 60 anni, è morto cadendo dal compattatore dei rifiuti. Nei giorni scorsi a San Marco Evangelista (Caserta) era morto Giuseppe Borrelli di 25 anni, schiacciato anche lui da un macchinario. Un bollettino di una guerra incomprensibile tra la vita delle persone e il proprio lavoro che per sua natura deve dare pane e dignità e mai morte e attende provvedimenti e prevenzione, cura e attenzione.


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